Correva l’anno 1971 (per l’esattezza il 22 giugno) quando il
Gruppo Speleologico del CAI di Roma vide la luce nell’allora sede di via di Ripetta, anche se (e ci teniamo a ricordarlo con orgoglio) i soci della sezione capitolina del Club Alpino erano attivi da tempi assai più remoti e furono pionieri nella diffusione della speleologia in Italia.
Il Gruppo nasce, dopo una lunga gestione nel Consiglio direttivo sezionale, dalla confluenza nel CAI dei componenti del “Gruppo Speleologico Autonomo Romano” fondato da Giancarlo Grazzini, Emma Cea, Roberto Polverini, Giancarlo Guzzardi e Sergio Nozzoli, legati strettamente al Gruppo Speleologico del CAI di Perugia, che resterà a lungo il punto di riferimento tecnico.
Nel corso degli anni ’70 il Gruppo matura rapidamente.
Vengono esplorate cavità nuove negli Ernici, si approfondisce la grotta dell’Ouso di Pozzo Comune (monti Lepini), si collabora con l’Acea per valutare la potabilità dell’acqua di Pozzo Sventatore a Poggio Cesi e si organizzano spedizioni e campi estivi sull’altopiano di Asiago, in Marocco, sugli Alburni e nelle grotte delle Tassare, del Corchia e di Monte Cucco.
Nel settembre del 1974 un grande evento: il Gruppo Speleologico dei CAI di Roma – primo fra i gruppi del centro sud Italia – abbandona l’antica macchinosa tecnica della discesa e risalita dei pozzi su scalette, per passare all’attuale progressione “su sola corda”; il minor peso dei materiali e la maggiore autonomia di percorrenza portano rapidamente a grandi traguardi esplorativi.
Nel 1977 il Gruppo, già attivo nella collaborazione con il Soccorso Speleologico, si iscrive alla Società Speleologica Italiana e, nell’estate dello stesso anno, organizza l’entusiasmante esplorazione del Pozzo della Neve in Matese, allora conosciuto con una profondità di 690m (oggi esplorato oltre i mille metri).
In quella stessa grotta, l’anno dopo, lo speleosub Matteo Diana porta a termine una storica immersione che apre la strada verso il fondo.
In questi anni si alternano alla presidenza del Gruppo: Giancarlo Grazzini, Giancarlo Guzzardi, Marco Ricci ed Enrico Conti.
Negli anni ’80 l’attività prosegue senza interruzioni, coronata dalla scoperta (nel 1984) del fiabesco ramo fossile dell’Ovito di Pietrasecca (Carsoli) e, subito dopo, della nuova incantevole Grotta Grande dei Cervi.
Nello stesso anno alcuni componenti del Gruppo Speleologico del CAI di Roma raggiungono finalmente il fondo dell’abisso di Monte Cucco (Umbria).
In Apuane viene scoperto l’impegnativo Abisso Tripitaka, mentre sui Lepini sbuca fuori la divertente prosecuzione della grotta della Rava Bianca (1985) e nel gruppo dei Simbruini, dopo una dura ricerca sul terreno, viene ritrovato l’Abisso di Pizzo Deta.
Gli anni ’80 si caratterizzano per una fruttuosa collaborazione con le Soprintendenze Archeologiche: prima per il rinvenimento di antichissimi reperti di ceramica nello Sventatoio di Poggio Cesi e successivamente, nel 1987, per l’esplorazione dei lunghi e polverosi condotti delle ex cave di pozzolana romane sprofondate in via di Villa Albani, a due passi dal centro cittadino di Roma.
Il finale di decennio è caratterizzato da importanti esplorazioni che portano, nel 1987, alla scoperta delle nuove luccicanti sale al fondo dell’inghiottitoio di Val de’ Varri (Pescorocchiano) e, due anni dopo, al passaggio della strettoia che chiudeva da decenni il vecchio fondo dell’Abisso Consolini sui monti Lepini.
Negli anni ’80 si susseguono alla presidenza del Gruppo: Mario Simoncelli, Virgilio Gambini, Carlo Germani, Claudio Fortunato, Livio Russo, Fabrizio Faraglia e Lorenzo Grassi.
E veniamo a tempi più recenti, che hanno visto il Gruppo acquisire un sempre maggior numero di soci, con forte richiesta di partecipazione anche ai corsi di tecnica e alle gite sociali sottoterra.
Negli anni ’90 è proseguita senza sosta l’esplorazione dell’Abisso Consolini (nel corso della quale è stata rinvenuta nella stessa zona la nuova Grotta della Faina).
Tra le scoperte spiccano: la piccola ma splendida Grotta del Secchio (monte Guardia d’Orlando), la Grotta Amedeo Ciaschi e la grotta Ouso di Valle Me-ne-pento (Carpineto Romano).
Vengono organizzati ripetuti campi in Sardegna, con la visita alle principali cavità del Supramonte e del Golfo di Orosei (da Su Bentu a Su Palu): vengono effettuate discese di torrentismo in tutto il centro Italia e si ripetono spedizioni al fondo dell’Abisso Vermicano (Campo Catino) e in Matese (agli abissi di Pozzo della Neve e Cul di Bove).
Sempre negli anni ’90 si rafforza l’attività di speleologia urbana con l’esplorazione di cavità artificiali, e soci del Gruppo si impegnano nella costituzione della Federazione Speleologica del Lazio.
Negli anni Novanta, alla guida del Gruppo si alternano: Lorenzo Grassi, Sonia Galassi, Andrea Giura Longo, Andrea Gatti, Claudio Cristofari, Giancarlo Lumia.
A partire dal 2000 il Gruppo si impegna nell’entusiasmante esplorazione dei nuovi rami della Rava Bianca.
Superata una strettoia, che aveva interrotto le esplorazioni nel 1985, viene raggiunta la profondità di -675m, facendo della Rava Bianca la seconda grotta più profonda del Lazio.
I risultati di questo lavoro vengono presentati in convegni e pubblicazioni della Federazione Speleologica del Lazio.
Nel 2005 le esplorazioni proseguono fino a circa -715m e non sono ancora concluse.
L’arrivo di nuovi soci e l’ingresso di speleologi provenienti da altri gruppi romani rafforza ulteriormente l’attività del Gruppo in cui va segnalato il lavoro condotto nel promettente Inghiottitoio di Pian dell’Erdigheta in collaborazione con l’ASR ’86.
La fine del primo decennio del 2000 ha segnato una svolta nell’impostazione dell’attività del Gruppo: se da un lato la diminuzione dei soci (fenomeno esteso a tutti i gruppi speleologici romani) ha ridimensionato drasticamente il volume di esplorazioni condotte nel Lazio, dall’altro si è assistito ad una percentuale crescente di soci che si dedicano ad attività speleoturistica.
Negli ultimi anni tra amicizia e liti a volte molto cruente, i pochi soci esploratori rimasti hanno comunque tenuto alto l’onore del Gruppo effettuando importanti esplorazioni principalmente sui Monti Lepini.
Infatti, nel 2011, anno in cui il Gruppo festeggiava i suoi primi quarant’anni, è stata scoperta un’importante diramazione nell’Ouso della Rava Bianca che da sotto il P60, dopo il superamento di condotte semisifonanti, ha consentito di arrivare nella galleria terminale della grotta attraverso la via che segue l’acqua.
Le esplorazioni nel ramo del 40ennale sono state inoltre contraddistinte dalla presenza di diversi speleologi non solo laziali ma provenienti dalla Campania e addirittura dalla Puglia.
Nello stesso anno viene ritrovato l’ingresso delle Sorgenti del Carpino, -70mt per 540mt di sviluppo lineare, la cui esplorazione impegna diversi membri del Gruppo fino al Luglio 2011.
Ad inizio 2012, dopo numerose sessioni di disostruzione nell’Ouso Due Bocche di Monte Pisciarello, il Gruppo passa la strettoia nella parte terminale del Ramo Nostro esplorando un P30 e un P5, comunicanti, purtroppo, con la parte conosciuta della grotta.
Nel corso del 2012 è stato inoltre fornito un supporto decisivo nelle esplorazioni a Pozzo della Neve in Matese: vengono superati due sifoni rispettivamente nel Ramo della Chiocciola e nel Ramo delle Foglie.
In quest’ultimo ramo viene sceso un P10 dopo anni che non si scendevano fusi verticali in quella grotta.
Numerose sono in questi ultimi anni le attività esplorative intergruppo tra le quali le più importanti nel Lazio hanno visto il supporto del Gruppo al Gruppo Speleologico Sabino nelle esplorazioni della grotta dell’eremita e nella grotta Gasperone sul monte Soratte.
Il fondo di quest’ultima grotta è stato portato a -300 m, risultato molto interessante se si pensa che la grotta si apre a circa 550 m di quota su una montagna, il Soratte, la cui vetta non arriva a 700 m sul livello del mare.
Nel 2013, il Gruppo oltre ad effettuare un corso di introduzione alla speleologia dedicato all’associazione di Speleologia Urbana, Roma Sotterranea, riprende i lavori all’Abisso del Sacco precisamente nella risalita del Gatto (quasi 100m) ed effettua il rilievo di tutta la cavità, rilievo che fornisce nuovi ed interessanti spunti per lavori futuri.
Continuano inoltre le esplorazioni alle Sorgenti del Carpino, dove alcune risalite permettono di individuare un budello ventoso ed un nuovo meandro superiore.
Nel corso di questi anni guidano il Gruppo: Gabriele Crassan, Giancarlo Albamonte, Carlo Figliacconi, Marco Taverniti, Antonella Caruso, Valerio Olivetti, Alessandro Ponziani, Antonello Binni, Fabio Mingolla, Daniele Dragoni.